La naturopatia utilizza il pensiero analogico
Si avvale di analogie che creano collegamenti tra fattori diversi
La malattia è una manifestazione fisica-funzionale che determina uno squilibrio all'interno del corpo
Ogni
organismo sano è dotato della capacità di omeostasi è in grado cioè
di mantenersi in condizioni di stabilità di fronte ai cambiamenti che si
producono sia nell'ambiente che lo circonda, sia al proprio interno.
L'omeostasi
è la condizione di stabilità interna degli organismi che deve
mantenersi anche al variare delle condizioni esterne attraverso
meccanismi autoregolatori. È il mantenimento della costanza di
composizione chimica ottimale del plasma, del liquido interstiziale e
del liquido intracellulare.
L'omeostasi biologica è una delle caratteristiche peculiari degli organismi viventi. Tutti gli apparati del corpo di un organismo vi partecipano, in quanto fondamentale per la sopravvivenza.
Il
sistema omeostatico si basa su tre principali componenti, che assieme
prendono il nome di meccanismo a feedback (retroazione):
* Recettore, che ha il compito di percepire le condizioni esterne e interne
*
Centro di controllo, che decide come comportarsi, dopo aver confrontato
la condizione rilevata dal recettore con quella ottimale
* Effettore, che esegue quello che gli viene ordinato dall'integratore
Il
feedback può essere negativo quando l'organismo risponde contrastando
l'effetto dello stimolo destabilizzante. (esempio: un abbassamento della
temperatura provocherà una reazione tendente a innalzare la temperatura
stessa). Il feedback invece è positivo, quando l'organismo risponde
rinforzando l'azione dello stimolo iniziale invece di diminuirlo o
rimuoverlo. Ciò destabilizza il sistema sino a quando un evento esterno
al circuito a feedback arresta la risposta dell'organismo.
Questi
meccanismi che il corpo mette in atto per adattarsi costituiscono per
l'organismo un vero e proprio lavoro con grande dispendio di energia.
Il
corpo è una meravigliosa macchina in grado di sopperire e risolvere
tutte le situazioni che si trova ad affrontare. Nel caso in cui, il
corpo venga meno nel compiere questo processo si parla del famoso
stress, tanto nominato da tutti.... In realtà lo stress non è altro che
la mancata capacità di adattamento del corpo ai cambiamenti siano essi
esterni, ad esempio climatici (freddo caldo umido secco) o
emozionali-spicologici (situazioni quotidiane di lavoro o famigliari, di
cuore o quant'altro).
Gli imput ricevuti dall'esterno e portati
all’interno vengono elaborati producendo uno squilibrio che il corpo non è
in grado di compensare.
Prendiamo l'esempio della febbre per comprendere meglio come il corpo affronta una situazione.
A
differenza di quello che la maggior parte delle persone crede la
febbre, non è qualcosa da mandare via perchè si pensa sia negativa ma, è
un meccanismo di difesa del corpo, in parole povere il corpo trovandosi in
una situazione di squilibrio reagisce. Per entrare nello specifico:
quando l'agente patogeno dell'influenza entra nel corpo questo accende
l'infiammazione proprio per rendere l’ambiente inospitale e
detossificare.
Un'altro esempio più banale per comprendere quanto il
corpo sappia qual'è la cosa giusta: lo starnuto. Quando qualcosa entra
nelle cavità nasali viene fermato in prima battuta dalla peluria
all'interno delle narici questa è la prima barriera protettiva. Superata
questa per allontanare il corpo produce o starnuto che per analogia
cosa fa?..allontana!
Quando il corpo è in buona salute tutti questi meccanismi avvengono in maniera naturale e coordinata.
L'ideale
sarebbe (ogni tanto qualcuno me lo dice) quando ci accorgiamo che il
nostro organismo non risponde più come dovrebbe alle sollecitazioni,
(cioè non reagisce) concedersi una pausa, dimenticare i problemi che ci
assillano o addirittura, fare una vacanza in modo da ripristinare
l'equilibrio perduto.
Ma poichè questo non sempre è possibile!
dobbiamo trovare il modo di superare il momento critico così da andare
avanti senza rompere quell'equilibrio tanto importante per il nostro
benessere!
Prima di argomentare sulle possibilità di mantenere
l'equilibrio, è necessario, conoscere che il tipo di costituzione che si
ha, qual'è il terreno su cui lavorare, quali sono i punti vulnerabili
da rinforzare.
Per farvi un'esempio semplice: un'auto di cilindrata
900 avrà prestazioni differenti da una 2000. Un soggetto "manganese (persona
reattiva, tendenzialmente allergica, che la mattina fa fatica a
carburare, ma che alla sera non vorrebbe mai andare a dormire) avrà una
dinamica differente da un soggetto "manganese-rame" (calmo e pacato che a metà
giornata ha bisogno di un riposino e che basta uno spiffero d'aria che
prende il raffreddore)
Da qui l'importanza di fare prevenzione. Ogni
terreno va trattato in maniera differente e nutrito di quello di cui ha bisogno. Quando ci si ammala è
perchè qualcosa nel sistema non va, il corpo ha perso il suo ritmo.
L'ORGANISMO COME SISTEMA COMPLESSO
Immaginiamo che il corpo è un vaso che contiene: costituzione, carico fisico, conflitti.
NOI SIAMO COME DEI CONTENITORI PIENI DI COSE.
La causa scatenante è la goccia che fa traboccare il vaso, come si sul dire, la nostra capacità di compensazione è fondamentale per permettere al corpo di adattarsi ai cambiamenti.
LA NATUROPATIA LAVORA SUL VASO NON SULLA GOCCIA
il vaso è la misura della capacità di compensazione del nostro organismo una
volta avvenuta una trasformazione non si può più tornare indietro. Si è
aggiunta una informazione e non si può più essere quelli di prima. Non solo a livello psichico ma anche a livello chimico. Il corpo è un contenitore con una sua struttura (scheletro), una
sua funzionalità (processi chimici e biochimici, digestive,
neuro-vegetativi ecc). Un contenitore che contiene informazioni genetiche,
costiuzionali, ereditarie e non che rendono un soggetto unico nelle
sue qualità fisiche e mentali. Si possono trovare similitudini ma mai
cose identiche in natura! Per questo concetto la naturopatia si occupa
della persona che ha davanti. Quella persona è unica. La naturopatia a
differenza della medicina convenzionale non si affida solo al sintomo ma
vede la disfunzione in un contesto più ampio. Tiene conto del fatto che
“un contenitore è diverso dall’altro. Anche se la manifestazione
patologica pare simile, contiene tutta una serie di informazioni che,
insieme, possono dare un quadro della situazione completamente
differente. Il farmaco lavora sul sintomo generalizzato. Su ciò che
appare. Una patologia con un sintomo in un contesto costituzionale già
debilitato crea una situazione di squilibrio fisico molto importante.
La
costituzione di base non si può cambiare ma si può migliorare. Se ad esempio sono un soggetto con tendenze allergiche l’unica cosa che posso fare è modificare il mio stile
di vita per evitare che questa mia tendenza prima o poi si manifesti...
La malattia attecchisce dove trova un terreno fertile!
L’omotossicologia e la legge di Hering
L’omotossicologia
ha una visione della malattia come processo di difesa del corpo e
quindi un meccanismo di profonda guarigione del corpo:
“le malattie
sono reazioni opportune che servono a ripristinare lo stato di salute”
non vanno trattate con terapie soppressive perché queste possono indurre
un profondo peggioramento della salute dell’individuo, anche se non
immediatamente evidente”.
il dott Hans-Heinrich Reckeweg, fondatore
dell’omotossicologia, rivisitando il concetto di “reazione
infiammatoria” la definisce come:
“reazione
organica di difesa attraverso la quale l’organismo assolve ai compiti
di tutela della propria integrità strutturale e funzionale, di
resistenza agli inquinamenti ambientali, di ricreazione costante della
propria quotidianità ontogenetica e della stessa secolarità
filogenetica. ….Ogni patologia è in realtà la manifestazione della vostra capacità infiammatoria e quindi della vostra risposta immunitaria” “Le
malattie sono diretta espressione delle risposte difensive
biologicamente opportune dell’organismo contro omotossine esogene ed
endogene, oppure sono tangibili espressioni di danni tossici subiti che
l’organismo cerca in qualche modo di compensare mediante un riequilibrio
funzionale”
Reckeweg definisce le “omotossine
come sostanze tossiche che provocano nell’organismo diverse reazioni
difensive da parte di un sistema immunitario globale
NEURO-ENDOCRINO-UMORALE”
L’infiammazione, in altri termini, ha il compito di bruciare le scorie che gli organi emuntori nn riescono ad eliminare.
Sostiene sempre Reckeweg che “ogni
processo infiammatorio, anche di origine batterica, è l’opportuna
reazione biologica, che non deve mai essere repressa con antibiotici,
sulfaminici ed altro, ma deve essere biologicamente guidata e perfino
sostenuta, per poter trasformare ed eliminare le tossine responsabili”.
Anche
i batteri sono visti non tanto come dei nemici, ma come coadiuvanti il
processo di guarigione. Attraverso la ialuronidasi, sostanza da essi
secreta, sciolgono il substrato tossico che annida nei tessuti e lo
rendono trasformabile.
L’omotossicologia non utilizza farmaci che
sopprimono i naturali processi del corpo, ma stimola il processo di
guarigione somministrando un prodotto simile alla tossina che ha
generato la reazione immunitaria. Per comprendere tutto questo è
necessario sapere che l’organismo reagisce alla presenza di tossine
attraverso sistemi di difesa che la natura ha approntato e sono
disponibili e attivi nel nostro corpo. Questi nel loro insieme, prendono
il nome di sistema della “grande difesa”, che prende il nome da una
serie di sottoinsiemi:
- il Sistema Reticolo Endoteliale (SRE), che comporta la produzione di anticorpi,
- il meccanismo adenoipofisi-corteccia surrenale che fa da orologio all’ interno del sistema,
- il sistema di riflessi neurale,
- la funzione disintossicante del fegato
- l’azione disintossicante del connettivo.
L’organismo,
producendo anticorpi e quindi reazioni antigene-anticorpo che avvengono
nel tessuto connettivale, provoca infiammazioni che sono evidenti solo
in minima parte e che hanno un significato di disintossicazione.
L’ipofisi
anteriore, quando è raggiunta dall’omotossina solubile, produce una
sostanza: l’ ACTH che stimola la corteccia surrenale a produrre a sua
volta cortisolo, ormone che a basso dosaggio è infiammatorio, oltre un
certo dosaggio poi diventa antinfiammatorio. L’infiammazione consente la
digestione mesenchimale che permette di bruciare le scorie.
Nel
processo infiammatorio vi è una prima fase SIMPATICOTONICA con
produzione di ormoni infiammatori, poi il connettivo si acidifica (FASE
SOL), diventa più fluido e le cellule immunitarie possono aggredire le
tossine e digerirle, i batteri spesso sono un fattore coadiuvante del
processo in quanto producono sostanze che scindono il mesenchima
fluidificandolo. I batteri sono quindi gli “spazzini ecologici”
attivati dall’organismo stesso che se ne serve seguendo l’input di un
orologio biologico centralizzato, il meccanismo
adenoipofici-corticosurrenale.
Una serie di meccanismi immunitari
controlla poi la proliferazione batterica perché non sia eccessiva, nel
momento in cui questa diventa un danno e non un aiuto è perché
l’organismo ha defecato a livello immunitario.
Una eventuale
produzione di pus indica che l’organismo sta portando a termine il
processo di guarigione attraverso una sorta di drenaggio.
Nella fase
finale di questo processo il cortisone aumenta fino a raggiungere il
dosaggio che gli consente un’azione antinfiammatoria e la guarigione si
compie.
Nella medicina tradizionale molto spesso si utilizza il
cortisone con un timer sbagliato, nn si accompagna il processo
infiammatorio, ma questo viene soppresso somministrando il cortisone
troppo presto, nn lasciando tempo sufficiente per la digestione e
trasformazione delle tossine nel connettivo, invece, in taluni casi,
potrebbe essere addirittura utile accompagnando lo stesso processo del
corpo che ne aumenta la concentrazione quando ormai l’infiammazione nn
gli è più necessaria. Occorre dunque seguire l’orologio biologico,
altrimenti si rende la matrice alcalina quando è ancora necessaria
l’acidosi (la si tramuta cioè da sol in gel) e si intrappolano ancora di
più le tossine. Il corpo, a quel punto, tornerà al vecchio, perfetto
modello e cercherà di disfarsi delle tossine con una nuova
infiammazione. (la cosiddetta ricaduta!)
Continuando a sopprimere
l’infiammazione la malattia nn farà altro che progredire e alla fine
l’organismo nn sarà più in grado di reagire, la malattia diventerà
cronica.
L’infiammazione può essere paragonata a un iceberg, con una
parte di malessere nascosta e una parte che emerge. Nel momento in cui
diventa manifesta significa che ha passato, in termini di sopportazione
fisica ed emotiva, una soglia pari al 70% . Se la dose di
antinfiammatori è contenuta si agisce solo sul 30% manifesto del
malessere, se la dose è consistente si finisce per bloccare anche il 70%
nascosto, per cui si blocca l’orologio biologico. In questo caso se e
quando ci sarà nuovamente sufficiente energia l’infiammazione si
ripresenterà per svolgere il suo compito di disintossicazione. Molti
rimedi naturali che agiscono da antinfiammatori in realtà agiscono solo
sul 30% manifesto rendendo il processo più tollerabile fisicamente e
psicologicamente, ma viene comunque mantenuto il 70% dell’infiammazione
che può così continuare la sua opera di disintossicazione.
Reckeweg
nn solo ha chiarito molto bene le funzioni del processo infiammatorio,
ma ha studiato anche le fasi evolutive della patologia infiammatoria con
una particolare attenzione ai foglietti embrionali interessati, egli ha
distinto 6 fasi di risposta antitossica.
Le prime 3 fasi coinvolgono soprattutto la matrice extracellulare:
1)
Fase di escrezione (fisiologica)= quando gli organi emuntori (pelle,
polmoni, reni, intestino, fegato) funzionano bene ed eliminano in modo
ottimale le tossine (si avranno urine e feci + cariche) – i rimedi
operano un drenaggio stimolando gli emuntori a lavorare di più
2)
Fase di reazione (infiammazione) = quando gli emuntori nn sono
sufficienti e sono attivati da processi aggiuntivi per la
disintossicazione (quando il livello di scorie e troppo elevato il corpo
mette in atto la reazione infiammatoria producendo cortisone con il
dosaggio necessario. L’infiammazione ha il compito di spezzare e quindi
digerire le molecole di tossine troppo grandi per passare dagli
emuntori.
3) Fase di deposito= quando la reazione infiammatoria è
insufficiente o è soppressa da farmaci. Il deposito è il tentativo di
evitare che metaboliti importanti continuino a circolare nel sangue
creando danni: il grasso in eccesso viene ad esempio stoccato in ateromi
(è una neoformazione che si realizza a livello della parete di
un'arteria – stiamo parlando ad esempio del colesterolo) e cisti
lipoidee (contenente sostanze liquide, solide o gassose: esempio c.
sebacea, sierosa
Con la repressione delle febbre,
l’inibizione delle infiammazioni e l’impedimento delle escrezioni, cioè
con il blocco del meccanismo di disintossicazione, si aumenta il
processo di intossicazione che dà luogo alle successive tre fasi
cellulari.
Nelle 3 fasi successive invece la malattia penetra nella cellula perché scorie e virus passano attraverso la membrana:
1)
Fase di impregnazione= le tossine penetrano nelle cellule, nel loro
citoplasma . Le tossine nel citoplasma disturbano l’attività enzimatica e
la respirazione cellulare nei mitocondri. La cellula nn funziona più
come dovrebbe ma siamo ancora in una fase in cui si può ancora reagire
con facilità.
2) Fase di degenerazione= le tossine penetrano nelle
cellule, nel loro citoplasma provocano danni cellulari che portano ad
una degenerazione cellulare (possiamo fare l’esempio della cirrosi)
3)
Fase di neoplasma= le tossine entrano nel nucleo della cellula
danneggiandolo (qui si va in contro alla patologia del nucleo, nei
tumori vi è questa storia alle spalle, spesso accellerata dalla
somministrazione di farmaci soppressivi)
Altro concetto
fondamentale dell’omotossicologia è quello della VICARIAZIONE ovvero lo
spostamento da una fase all’altra. La VICARIAZIONE PROGRESSIVA è quella
in cui il passaggio avviene verso il peggioramento, la VICARIAZIONE
REGRESSIVA, al contrario, è il passaggio verso la guarigione.
Supponiamo,
ad esempio, che nel caso di un’infiammazione a un dente si somministri
un antidolorifico e sorga un’infiammazione al ginocchio: si tratta di
VICARIAZIONE PROGRESSIVA. Il tessuto bersaglio della vicariazione è il
punto di minor resistenza costituzionale (importanza della prevenzione).
Prendiamo il caso di una tonsillite bloccata dal farmaco.
L’infiammazione nn compare più in quella sede, ma si manifesta
un’appendicite (tutto è collegato e finchè il corpo nn avrà portato a
compimento la sua opera di detossificazione continuerà ad accendere
l’infiammazione dove troverà terreno fertile). Anche se l’appendice
viene asportata può comparire un’agranulocitosi e così via….
Un’esempio
tipico di VICARIAZIONE REGRESSIVA è l’asma bronchiale che compare
mentre appare un’eczema, è un passaggio di fase per la guarigione con
l’eliminazione delle tossine verso l’esterno attraverso l’organo
emuntore della pelle. Se il processo viene bloccato ricompare l’asma.
Questi processi di vicariazione regressiva e quindi di guarigione che si
verificano con i prodotti omotossicologici, compaiono allo stesso modo,
ad esempio, con i trattamenti reflessologici in quanto il corpo,
opportunamente stimolato, risponde seguendo sempre le stesse leggi.
Tutti questi processi avvengono nell’organismo quotidianamente, anche se nn ce ne accorgiamo sempre.
Gli
stessi concetti sono espressi da un famoso omeopata per le leggi da
egli stesso formulate, le leggi di Hering, che dicono che il processo di
guarigione si compie dall’alto verso il basso, dall’interno
all’esterno, sequenzialmente dalla malattia che si è manifestata per
ultima fino a quella che si è manifestata per prima. Egli, in questo
modo, vuole esprimere il fatto che il corpo libera le tossine in modo
sequenziale, come le ha immesse. Tutto questo accade se vi è una
sufficiente energia vitale.
In altri termini il corpo prima si ammala
nelle sue parti più esterne (pelle, vie respiratorie ecc): le reazioni
saranno in questa prima fase acute e l’infiammazione costituirà il
processo primario di purificazione. Se tale processo nn ottiene i
risultati sperati si passa alla fase di deposito delle tossine in modo
che nn si diffondano. Ma se si continuano a sopprimere i sintomi (che
sono lo strumento del corpo per ripristinare il disequilibrio in atto) e
le forme di eliminazione che l’organismo attua quando riesce a
raccimolare l’energia necessaria, la malattia si porterà sempre più
all’interno fino a colpire gli organi vitali.
Schema del percorso dallo stato di salute allo stato degenerativo (da SX a DX
Salute – stato acuto – stato cronico – stato degenerativo
Il percorso di guarigione procede nell’altro verso
Questo
significa che una malattia cronica, o addirittura degenerativa, per
guarire deve passare attraverso la fase acuta; se resta troppo a lungo
in fase cronica diventa degenerativa. A quel punto la malattia
degenerativa per guarire deve passare attraverso lo stato cronico e
successivamente attraverso quello acuto in modo che lo stato di salute
venga ristabilito.
Da tutti questi modelli scientifici che
studiano il corpo umano e che, pur attraverso ricerche diverse arrivano
alle medesime conclusioni, emerge il concetto che il principio
causa-effetto nn è più sufficiente a spiegare l’insorgere di un
malessere o di una malattia. La causa scatenante acuta di una patologia
può essere considerata come la goccia che fa traboccare il vaso, ma
quello che conta è il vaso e ciò che contiene:
una costituzione
un carico tossinico cronico
una conflittualità cronica emotiva
spirituale
inoltre il vaso può essere bucato: carenze alimentari ecc
Il vaso è il simbolo della misura della capacità di compensazione del nostro organismo.
Il dott Ludwig von Bertalanffy (biologo e filosofo) afferma:
“
Chiunque tenti, oggi, di applicare categorie casuali monodimensionali a
sistemi intercollegati nn può più rivendicare un criterio di
scientificità. Compito della scienza è ormai quello di spiegare le leggi
dei processi di guarigione attivati dall’organismo e nel campo degli
strumenti occorrono terapie che seguano queste leggi nell’unità di corpo
e psiche”.
Dunque un lavoro che possa dirsi davvero olistico, e
anche, a questo punto, scientifico, nn può occuparsi dell’eliminazione
della goccia (intervento tipicamente allopatico), ma deve contemplare
l’intero contenitore, la persona nella sua globalità. Ciò implica
l’utilizzo di metodiche che agiscano tenendo conto della persona intera,
oltre che della relazione con il suo ambiente; inoltre sarà auspicabile
l’integrazione di discipline diverse e la collaborazione tra quanti si
occupano di salute, medici e nn medici, ognuno per le proprie
competenze, ma con spirito aperto e disponibile ad imparare dall’unico
vero Maestro: il Corpo, il primo guaritore di se stesso.
Il significato della prevenzione
Il detto dice meglio prevenire che curare
Ma cosa si intende per prevenzione?
I
mas media ci inviano in TV un messaggio di controllo periodico e va
bene questo ci aiuta a imparare ogni tanto ad occuparci di noi ma con
un’approccio di paura, “speriamo che sia tutto a posto…”
Fare un
controllo periodico dei denti, degli occhi, ginecologico o altro è un
modo per interessarsi e sapere a che punto è il corpo. Ma abbiamo capito
che il corpo nn è un punto fermo ma si modifica…e tra un controllo e
l’altro esplica continui processi naturali, mentre vive in un contesto
con situazioni emotive, si alimenta in una certa maniera, prende freddo o
il clima è troppo caldo o umido o in quel determinato periodo sta
facendo super lavoro o dorme poco perché il bambino la notte piange.
Il controllo ci permette si! di venire a conoscenza di eventuali problemi ma dov'è la prevenzione in questo modalità?
Per
il naturopata significa “lavorare sul vaso” allontanare o monitorare
l’eventualità che qualcosa si manifesti solo in un secondo momento ci
accorgiamo che qualcosa nn va con con il controllo!
La naturopatia viaggia in anticipo seguendo il ritmo del corpo.
Ognuno
di noi ha una costituzione, delle caratteristiche genetiche che ci
differenziano e ci predispongono più o meno all'insorgenza di alcuni
fastidi fisiologici. Il naturopata attraverso l'analisi e l'ascolto
della persona individua queste tendenze.
Ci sono delle tipologie che identificano un profilo sintomatologico.
Già
da Ippocrate (considerato il padre della medicina) si parla di queste
tipologie* (citazione): Ippocrate sostenne la "teoria umorale", secondo
la quale il nostro corpo sarebbe governato da quattro umori diversi
(sangue, bile gialla, bile nera, flemma), che combinandosi in differenti
maniere condurrebbero alla salute (crasi) nel caso in cui questi siano
in proporzioni ed equilibrio o, contrariamente, alla malattia. fino ai
giorni nostri con l'omeopatia (costituzione carbonica-sulfurica-
fosforica-fluorica)
OMEOPATIA Hahnemann, padre dell’omeopatia
(definizione) Il termine deriva dal greco (omeos = uguale e pathos:
malattia, quadro morboso)
E’ un metodo terapeutico basato su alcuni principi:
1) principio di similitudine,e utilizzazione di sostanze diluite e"dinamizzate "
2) costituzione del soggetto= lo studio delle caratteristiche fisiche e psichiche del soggetto,sano ed in equilibrio
3)
terreno diatesico= diatesi= si intende una modalità particolare
strategia individuale messa in atto dall’organismo per liberarsi delle
tossine o neutralizzarle e per ristabilire il proprio equilibrio.
La
naturopatia utilizzando analogie si ispira in parte a queste conoscenze
antiche, in parte prende spunto dall'osservazione della natura , da i
suoi movimenti (MTC), cambiamenti, dal suo ritmo nel susseguirsi delle
stagioni.
La natura, ad esempio, per essere in equilibrio dinamico
con i cambi delle stagioni, le variazioni repentine di calore, umidità o
freddo utilizza meravigliose strategie di compensazione.
Le piante
che il naturopata inserisce negli schemi terapeutici presentano una
struttura molto simile dal punti di vista biochimico al nostro.
Le
piante stesse hanno una loro dinamica comportamentale, come fioriscono,
dove prolificano, il tipo di aspetto. Questa dinamica stila un profilo
che si può sovrapporre a un profilo patologico. (esempio Ontano nero mg è
la pianta della grandi alluvioni indicata in “raffreddori acquosi” cioè
dove il naso cola parecchio)
Fare prevenzione significa rinforzare
l'individuo migliorando il grado di risposta ad agenti patogeni o a
repentini cambiamenti di stato dovuti da fattori sia ambientale che
individuali.
Esempio il bambino abete è un soggetto gracile
Un
soggetto di questo tipo può avere la tendenza ad ammalarsi nei cambi di
stagione, in alcuni casi può presentare dolori di crescita nelle ossa
(che nella maggioranza dei casi verranno confusi con reumatismi nel
sangue)
Fare prevenzione nn significa tenerlo a casa protetto e al caldo così nn gli accade nulla!
Significa
rinforzare le sue difese immunitarie (nn con lo yogurt della
pubblicità), significa migliorare la funzionalità in modo che il fluoro
contenuto nel corpo assorba meglio il calcio.
Un bambino abete con
queste debolezze immunitarie,sottoposto a continui cicli di antibiotici,
senza un supporto adeguato che limiti i danni che ne derivano, pùò
creare nell'uomo di domani problemi di altro tipo.
Prevenire per il
naturopata significa individuare il tipo di costituzione e lavorare con
l'alimentazione, i fitoterapici, gli oligoelementi, oli essenziali e dei
trattamenti mirati a migliorare e rinforzare il soggetto là dove è più
fragile.
Fare prevenzione nn significa lavorare sul sintomo,
toglierlo o fare dei controlli periodici per monitorare di quanti
millimetri si ingrandisce il mio fibroma uterino da qui a 6 mesi!! In
questa fase siamo già oltre…
Certo nessuno di noi vuole stare male e
quando hanno qualcosa pensano che togliendo il dolore
risolvano…apparentemente si, il mal di testa con il moment act passa in
un attimo ma poi…..ritorna! e quindi?
Questo atteggiamento perde di vista il bersaglio!!
L'obiettivo
è mantere il corpo in un'equilibrio dinamico perché sia in salute. Se
mi è venuto il mal di testa questo sintomo, da nn sottovalutare, mi sta
dicendo che qualcosa nn va.
In questo momento è possibile che ognuno
di voi pensi: si va beh ma se mi fa male cosa faccio? Giusto nn sto
dicendo che adesso ci metteremo tutti in cerchio e mediteremo sui
perché, magari lo facciamo in un secondo momento….utilizzeremo dei
rimedi che magari ci mettono un po’ di più a funzionare (poi dipende dai
casi) ma che poi nn mi creano altri problemi tipo allo stomaco!
I
fitoterapici ad esempio utilizzano il principio attivo della pianta che è
lo stesso contenuto nel farmaco ma senza modificarlo chimicamente. Il
mal di testa se ne va quando ho individuato la causa e la dinamica ho
scelto la pianta o i rimedi giusta per il caso di quella persona. Ogni
persona con il mal di testa utilizza rimedi diversi a seconda del caso.
Facciamo un’analogia per comprendere meglio:
Prendiamo un albero - uomo
vediamo
a che famiglia appartiene - costituzione, in base a quello distinguiamo
delle caratteristiche, di cosa ha bisogno?, di quanta acqua, di quale
tipo di terriccio, per l'uomo quali sono gli alimenti curativi? Lo stile
di vita?
indaghiamo su quali sono i tipi di parassiti che possono
attecchire al nostro albero nella stessa maniera quali sono le
predisposizioni patologiche che questo uomo può manifestare? qui si
parla di prevenzione grazie alla conoscenza,
Se nel caso dell'albero
utilizziamo particolari concimi, nel caso dell'uomo utilizziamo
integratori o principi attivi che compensano e stimolano il corpo per
migliorare la sua funzionalità di base.
Prendendo spunto dalla
natura, che ci fa da maestra, impariamo a riconoscere il nostro ritmo
individuale, prendendo coscienza della nostra natura possiamo lavorare
sulle nostre esigenze migliorando la qualità della vita.
Mentre i mas
media con l'obiettivo commerciale si preoccupano di vendere il loro
prodotto perchè fa bene a tutti indistintamente anche se poi nn è sempre
così!
Se do un’integratore di calcio ad una donna in menopausa con
la speranza di rallentare il processo di degenerazione dell’osteoporosi
nn faccio altro che aggiungere qualcosa dall’esterno per integrare senza
preoccuparmi che il calcio deve essere in rapporto al potassio, do
un’integratore ma il corpo di questa donna continuerà a causa
dell’abbassamento estrogenico a nn produrne più in maniera progressiva.
In questo caso avrebbe più senso fare uno schema terapeutico che aiuti
il corpo a rallentare il naturale processo di mancanza estrogenica in
modo che la signora continui a produrne di suo e senza dimenticare di
che tipo di soggetto stimo parlando, costituzione, dinamica della
pre-menopausa, fattori correlati ecc
La naturopatia si occupa della
persona , dell'uomo, della donna, del bambino di riappropriarsi della
propria individualità e modo di manifestare un determinato squilibrio!
di trovare un proprio stile di vita consono ai bisogni per vivere una
vita più sana e in linea le esigenze individuali e collettive. Si perché
una persoan che nn sta bene in un contesto collettivo avrà
un’atteggiamento differente di quando è in salute….siete d’accordo?
Per fare questo però ci vuole conoscenza, curiosità, approfondimento.
Se
alla tv mi dicono che lacticus bacillum aiuta le mie difese prima di
crederci senza farmi nessuna domanda almeno mi informo…e poi scelgo in
maniera consapevole cosa è meglio per me!
Oggi siamo bombardati da
tante informazioni (mangia questo, pensa a quello….)quello che posso
fare in questa miriade di informazioni è filtrare ciò che mi arriva.
La
capacità del corpo di compensare lo stress è determinato anche dalla
nostra capacità individuale di cambiare. Se sono rigido e fermo sulle
mie posizioni è più facile che spezzo rispetto ad essere flessibile e
capace di adattarmi.
Più mi aggrappo alle mie abitudini più farò
fatica a lasciare il vecchio per il nuovo...una sorgente d'acqua ferma
con il tempo stagna, l'energia è movimento continuo, più sono flessibile
più mi adatto, se rimango rigido anche la mia mente lo sarà e lo
saranno anche le mie ossa, i miei muscoli ecc (qui è spiegato il motivo
per cui un’anziano che cade si romperà più facilemente il femore
rispetto a un giovane!
La rigidità diventa fisiologica nel tempo ma
con il mio atteggiamento posso anticipare questo processo o
rallentarlo…dipende da come voglio essere.
Cio che voglio dirvi è che
ognuno di voi può essere ciò che vuole….nella misura in cui fa la
scelta giusta per il proprio benessere, ci vuole coraggio per uscire
dagli schemi proprio perché oggi abbiamo perso di vista la vera natura
dell’uomo trasformandoci in macchine pensanti, dimenticandoci che il
corpo nn è solo fatto di carne ma anche di emozioni, e desideri che
molto spesso lasciamo da parte per nn scegliere.
Noi siamo ciò che pensiamo, in base alle informazioni che riceviamo, in base alle conoscenze che ricerchiamo.
Noi siamo quello che mangiamo grazie a quello che scegliamo di introdurre nel corpo.
La salute non è un dono del cielo, ma una scelta consapevole.
Nessun commento:
Posta un commento