mercoledì 18 luglio 2012

Preven-Azione



Quanto siamo affezionati al nostro malessere?

In che modo possiamo re-agire di fronte a un problema?
Possiamo trovare chi lo affronta cercando di individuare le cause per poi muoversi operando una valutazione dei pro e dei contro.
Chi evita il problema procrastinando ogni decisione.
Chi sottovaluta la cosa per inesperienza o chi sceglie di imparare a convivere con esso.
Come mai quando acquistiamo una vettura ci preoccupiamo di fare il tagliando con costanza, mentre al benessere del corpo ci pensiamo solo quando stiamo male? Come mai è più importante andare dal parrucchiere o in palestra per apparire bene, mentre si accetta come normale avere i dolori alla schiena, il mal di stomaco, di testa o quant'altro?
Se lavorare ci permette di vivere una vita dignitosa, di avere un posto caldo dove abitare, di nutrirci per acquisire una certa stabilità; allo stesso modo abitare un corpo in salute ci permette di vivere con qualità, di essere sereni e di godere di tutte le possibilità che la vita può offrirci. Quando stiamo male non abbiamo voglia di sorridere, di andare a quella gita o di partecipare a quell'evento mondano e neppure di occuparci della nostra casa e delle persone che amiamo ma, soprattutto perdiamo la voglia di accudire noi stessi! In linea generale, siamo a conoscenza del fatto che il nostro corpo possiede una sua costituzione di base che lo predispone, oppure no, ad avere sensibilità per alcune patologie. Il termine ereditarietà di cui spesso si sente parlare, è una delle spiegazioni che ci viene fornita quando siamo soggetti a un qualcosa che, anche con gli esami più approfonditi, non si è stati in grado di decifrare. Quanto è importante cercare una spiegazione razionale al nostro malessere se poi non facciamo nulla per lavorare sulle cause. Quanto conta dare un nome a una malattia, se non andiamo alla ricerca delle possibilità per stare meglio.
Se veniamo indotti ad acquisire l’informazione che la predisposizione può essere ereditata a livello genetico, è altrettanto importante considerare che per attecchire, la malattia deve trovare un terreno fertile. Un terreno fertile corrisponde a uno stile di vita inadeguato che, nel tempo, può indurre una persona ad ammalarsi. Un dubbio che sorge spontaneo è come mai solo alcuni soggetti manifestano familiarità con una patologia mentre ad altri, appartenenti allo stesso nucleo familiare, nel corso della loro vita questo non accade.
Secondo la Medicina cinese l'energia vitale innata o Yuan Qi, ci permette di avere un potenziale che unito all'energia difensiva Wei Qi, contribuisce a contrastare i patogeni e di adattarci alle variazioni climatiche. Se il corpo è in energia si crea una barriera difficile da valicare mentre, se ci sono dispersioni di Qi siamo più vulnerabili e di conseguenza, inclini alla malattia. Stiamo parlando di equilibrio (energia corretta – Zheng Qi) e di squilibrio (energia scorretta – Sindromi da deficit), due aspetti opposti ma complementari del concetto di salute. In condizioni di equilibrio la funzionalità degli organi e degli apparati è bilanciata dalla capacità innata del corpo di adattarsi, denominata “omeostasi”. Questo equilibrio non è statico ma, in costante movimento come l’energia, il Qi. Quando ci troviamo in presenza di squilibrio questo indica che la nostra energia vitale e di conseguenza il sistema immunitario, non sono stati in grado di contrastare il patogeno o l'evento climatico freddo, caldo, umido, secco o ventoso. Nonostante il raffreddore ad esempio si manifesta con sintomi a noi tutti conosciuti, la sua origine ha motivazioni, decorso e cause differenti. Anche se il termine raffreddore si associa all'immagine di un naso colante o con difficoltà a respirare (Zong Qi - energia pettorale), al mal di testa o di gola e alla debolezza generale, queste sue varianti si combinano sempre in modi differenti. Ogni individuo mette in atto il processo di guarigione secondo la propria natura e capacità individuale, secondo il proprio ritmo con il contributo anche della propria forma-pensiero. Le re-azioni al problema, come dicevamo all’inizio, possono essere molteplici: quella di sperare che passi da solo senza fare nulla, di decidere di abusare di farmaci
perché "non ci si può permettere di stare a casa" o di chi sceglie di prendersi il tempo necessario perchè il raffreddore svolga il suo decorso, magari aiutandosi con i mezzi che la medicina integrata mette a disposizione. Fare prevenzione è la parola chiave per chi sceglie di vivere una vita piena, alleggerita da eccessi o da sovraccarichi di tossine. Con il termine prevenzione, non si intende fare una puntura anti-influenzale e neppure limitarsi a degli esami periodici o prepararsi, solo all'occorrenza, una spremuta d'arancia ma, è scegliere di mettere il proprio corpo nella condizione di acquisire la forza per affrontare con una maggiore capacità di adattamento le alterazioni funzionali del corpo che possono accadere nel corso della vita. Una preven-azione ha come obiettivo il mantenimento dell’equilibrio dell'omeostasi del corpo necessario per vivere in armonia con gli eventi esterni ma, anche e soprattutto con quelli interni. Tendenzialmente ci occupiamo del benessere del corpo solo quando siamo afflitti da qualcosa. Orientativamente ci affidiamo al tempo perché i sintomi perdano di intensità o, come naturalmente accade, che si spostino altrove perché c'è in ogni caso l'esigenza, da parte dell'organismo, di eliminare la tossicità; troppo spesso utilizziamo i medicinali in eccesso per togliere ciò che ci crea fastidio. Il dolore, la febbre, il malessere….sono solo da considerare come un fastidio o è semplicemente il nostro corpo che cerca di inviarci dei segnali per informarci che qualcosa non va. Con la ripresa della filosofia olistica che si rifà ai concetti ad esempio di Sebastian Kneipp nei primi del 900 ma anche prima, abbiamo riconsiderato l'uomo come unità indissolubile di anima e corpo. Secondo il pensiero di Kneipp per migliorare la resistenza dell'organismo e la capacità di adattamento alle differenti esigenze della vita è necessario cercare l'armonizzazione di tutte le funzioni fisiche, intellettuali e spirituali. Partendo da questa idea, appare più chiaro che il sintomo che il corpo nella sua unità manifesta è un modo per comunicare che uno squilibrio è in atto e che i suoi messaggi sono sempre veritieri. Questa affermazione ci stimola a riflettere sull'importanza dell'ascolto di noi stessi, a smettere di sottovalutare o ancor peggio, eliminare quest'importante canale di comunicazione, evitando così di creare un terreno con la tendenza alla cronicizzazione. Una disfunzione curata con i giusti tempi, troverebbe una soluzione adeguata senza conseguenze negative. Quando parliamo di ricaduta significa che in realtà, il corpo non è stato sanato come necessario e che il problema è ancora presente nell'organismo. Ne consegue uno spiacevole risvolto di questo scompenso non considerato che ci ha fatto perdere energia vitale senza alcuna utilità. Se l'uso di antibiotici toglie da un lato i sintomi, come tutti noi sappiamo, al contempo intossica l'intero sistema inibendo inoltre la risposta immunitaria che l'essere umano usa come scudo per reagire. La febbre è uno tra gli strumenti che il corpo utilizza per portare fuori l'infiammazione, di conseguenza il suo abbassamento forzato blocca il processo naturale che invece andrebbe modulato evitando così l'indebolimento dell'intero organismo. L'intestino è bersaglio costante degli effetti collaterali di antibiotici, di antinfiammatori e di alimentazioni errate che agiscono sulla nostra flora simbionte fino a renderla inattiva. Il corpo è energia in parte densa e in parte rarefatta, ha un suo ritmo come il cuore, il respiro e il flusso del sangue; tutto dentro e fuori a noi esiste secondo un ritmo come il giorno che subentra alla notte. L'uomo è parte di questo contesto. La perdita di ogni ritmo origina squilibrio e se protratto troppo a lungo nel tempo causa la privazione della salute. Quando tutto scorre secondo un ritmo equilibrato e armonico, quando tutto fluisce tra le parti del corpo e quelle della nostra mente, siamo in salute e non abbiamo bisogno di manifestare alcuna malattia.


venerdì 18 maggio 2012

Dolcificanti prodotti in Natura



In natura sono presenti dolcificanti che
contengono e conservano inalterato
l’equilibrio di sostanze come:
oligoelementi, vitamine, enzimi e minerali


Questo equilibrio viene compromesso nei dolcificanti raffinati, come lo “zucchero bianco” che, nel processo di raffinazione viene privato di tali principi nutritivi.
Oligoelementi, Vitamine, Enzimi e Minerali, preziose sostanze contenute nei dolcificanti prodotti secondo natura, permettono una miglior modulazione nell'assorbimento e nei processi digestivi e metabolici.
Nei dolcificanti artificiali queste sostanze sono del tutto assenti.

L'esigenza di “dolcificare” resta comunque estranea alla natura dell'uomo la cui fisiologia mal sopporta i carichi di zuccheri introdotti con le più diffuse abitudini alimentari.
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La digestione degli zuccheri:

I monosaccaridi (glucosio/zuccheri semplici), vengono assorbiti dall’intestino e convogliati nel fegato che ne regola il metabolismo. Quando il glucosio nel fegato è in eccesso questo lo trasforma in “glicogeno”, “deposito” energetico d’emergenza. Quando i depositi epatici di glicogeno raggiungono la saturazione, quello in eccesso viene convertito in “acidi grassi e trigliceridi”, per poi essere immagazzinato come “tessuto adiposo”.  Il livello di glucosio nel sangue viene regolato da ormoni pancreatici: l’insulina e il glucagone oltre che dall’adrenalina e la somatostatina. L’insulina si occupa del passaggio del glucosio all’interno delle cellule. Nel caso in cui c’è insufficiente glucosio nel sangue (ipoglicemia), l’adrenalina e il glucagone sono gli artefici della riconversione del glicogeno, depositato nel fegato, in glucosio che viene immesso nella circolazione. La regolazione del metabolismo del glucosio è influenzata dal Fattore di Tolleranza al Glucosio (GTF) che stimola e migliora le funzioni dell’insulina. Il GTF è una molecola formata da “cromo trivalente”:
Niacina (vit B3)
+ 3 aminoacidi:
- Glicina
- Cisteina
- Acido glutamminico
Il GTF funge da “punto di contatto” tra l’insulina e la cellula, di conseguenza la carenza di uno dei nutrienti sopracitati può gravemente influenzare il metabolismo del glucosio. L’alimentazione e lo stile di vita di oggi tendono a provocare carenze di “cromo” direttamente collegato all’inorgenza di diabete non insulino-dipendente e ai disturbi di ipoglicemia.
I nutrienti necessari al metabolismo dei carboidrati o glucidi sono : il cromo (lievito, cereali integrali) indispensabile per una corretta produzione e secrezione di insulina, zinco che attiva enzimi per il metabolismo dei carboidrati, magnesio indispensabile per il metabolismo del glucosio nella cellula (ciclo di Kreb), manganese che è un possibile sostituto del magnesio in caso di carenza, ferro che è in grado di entrare nella fosforilasi ossidativa, Vit B1, B9, B3, B2, biotina e B5
I fattori che influiscono negativamente sul metabolismo dei carboidrati sono:
-        il consumo di caffè e tabacco che provocano la secrezione di adrenalina innalzando il livello della glicemia
-        il consumo di alcool che danneggia il fegato e “consuma” Vit B3 influenzando il metabolismo epatico dei carboidrati
-        il consumo di dolci, bibite gassate dolci, carboidrati raffinati perché il loro apporto di zuccheri è troppo concentrato con conseguente consumo eccessivo di nutrienti per il loro stesso metabolismo

Le azioni dei carboidrati sono molteplici:
Nel Fegato – sono fonte di energia
Sul Sistema nervoso – perché è estremamente dipendente dal glucosio (in caso di ipoglicemia prolungata si hanno danni cerebrali)
Nell’intestino – trattengono l’acqua contribuendo a formare le feci, eliminando tossine e patogeni, mantenendo la flora batterica intatta
In tutte le cellule – i carboidrati sono importanti per la produzione di energia.
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Riepilogando brevemente si tratta di Rieducare il palato alle infinite sfumature di dolce presenti nei “prodotti della terra”.
Un primo approccio alla modificazione delle abitudini alimentari può essere rappresentato dalla sostituzione di dolcificanti artificiali con quelli proposti dalla natura.
Eliminare lo zucchero bianco però, non significa solo comprare ad esempio quello di canna integrale ma, indagare le “etichette ingredienti” che riguardano tutti i prodotti industriali: merende, biscotti, torte, prodotti  da forno confezionati ecc…sono una fonte nascosta di zuccheri raffinati introdotti nel corpo!!!


Dolcificanti prodotti in Natura:
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Malto d’orzo

Si prepara a partire dall’orzo.
Dopo qualche giorno inizia la germinazione, che dà luogo alla formazione di amilasi, enzima che inizia a digerire gli amidi del cereale, trasformandoli in zuccheri più semplici. Al momento giusto, l’essiccazione mette fine a questo processo enzimatico; il malto ottenuto è macinato e diluito con acqua di sorgente per ottenere un impasto che si riscalda. L’amido disponibile è convertito in zucchero (gli enzimi non vengono distrutti). La massa scolata diviene uno sciroppo denso e dolce. Dal gusto gradevole e dall'alto potere dolcificante. Utile per dolcificare il latte animale e vegetale, tisane e the. Può essere usato così com'è su fette biscottate e pane o essere disciolto nello yogurt.
Il malto d’orzo contiene maltosio (60%), destrine (10-15%), aminoacidi (4-5%), sali minerali (1-1,5% - proteine e minerali come potassio, sodio e magnesio).
E’ un dolcificante concentrato che è ben tollerato anche dai diabetici e dai malati.

Malto di riso

Il malto di riso si ottiene aggiungendo orzo germinato (malto) al riso cotto a vapore. Gli enzimi prodotti dall’orzo germinato operano lo stesso processo di trasformazione degli amidi anche con il riso.
Il malto di riso (sciroppo denso e dolce) ha un gusto leggermente caramellato, più dolce e più delicato rispetto al malto d’orzo; ha un colore ambrato. Contiene zuccheri complessi che si trasformano lentamente in zuccheri semplici.
E’ un dolcificante che può essere dato con la massima tranquillità, di tanto in tanto, a quei bambini che stentano a crescere. In cucina si usa per dolcificare torte, creme e bevande oppure per farne tartine con pane integrale o gallette di riso.

Malto di mais

Da non confondere con lo sciroppo di mais ottenuto con procedimenti chimici.
Il malto di mais non industriale è ottenuto dalla maltizzazione* del mais con orzo germinato. Gli enzimi dell’orzo riducono gli amidi del mais a glucosio, dando uno sciroppo più chiaro e più dolce ancora di quello del riso.
(* processo biochimico che conduce alla produzione del malto, a partire da un assegnato cereale)
Lo sciroppo ottenuto ha una resa maggiore e quindi un costo minoreJ
Al malto di mais possono venire aggiunte anche piccole quantità (15-20% circa) di succhi di frutta varia, ottenendo così sciroppi dal delizioso e gradevole sapore di frutta che possono costituire una ottima alternativa alle marmellate industriali.

Melassa

La melassa è uno sciroppo che non cristallizza. Ricco di saccarosio per il 50% e di altri zuccheri per il 25%. Contiene alcune vitamine, acido fosforico e potassio. La melassa è un sottoprodotto, determinato dalla lavorazione dello zucchero di canna o della barbabietola. La melassa di barbabietola è decisamente più dolce e ricca di saccarosio, benché sia meno calorica. E’ un’alternativa “dolce” allo zucchero.

Succo D'Agave

Nei negozi bio è anche sotto il nome di “miele d'agave”.
Si tratta della linfa dell’agave, una pianta messicana. E’ un dolcificante naturale ed è ricco di sali minerali ed oligominerali. L'alta presenza di fruttosio lo rende un dolcificante naturale usato in diverse cucine tradizionali. Lo sciroppo d’agave è un dolcificante completamente naturale con un impatto glicemico molto inferiore al saccarosio (il comune zucchero) ed al miele.

Sciroppo D'Acero

Lo sciroppo d’acero contiene saccarosio, potassio, alcune vitamine di tipo B, calcio e dolcifica più dello zucchero raffinato. Si estrae dall’acero, una pianta che produce una linfa molto chiara e dolce. Ideale infatti per torte ed altri dolci. Privo di retrogusto è “una valida alternativa allo zucchero nelle bevande”. E' un dolcificante di antichissima origine ed uno dei pochi estratti direttamente da un albero. Diffuso sia nei negozi biologici che tradizionali come dolcificante naturale.

Amasake

Si ottiene dalla fermentazione del riso. E’ una pasta beige dal sapore molto dolce e delicato. L'amasake può essere anche preparato direttamente a casa, partendo dalla lavorazione del riso. Ideale per gli sportivi, da consumarsi così com'è o in dolci e dessert. E’ un dolcificante naturale che può essere sciolto in bevande calde o fredde.

Stevia

La stevia è una pianta largamente usata in Sud America come dolcificante naturale. Ha un’elevata presenza di saccarosio. Non si discioglie nei liquidi sotto forma di foglie, ma sul mercato è possibile reperire la “polvere di stevia”. Può essere usata per le torte, per dolcificare.

Miele

Le proprietà nutritive del miele sono conosciute dai più. Non è adatto alle torte, se non a fine cottura, perché in forno se cucinato perde il suo sapore dolce, diventando amarognolo. Contiene maltosio, saccarosio, glucosio, fruttosio e destrosio, assimilati lentamente e metabolizzati in modo differente rispetto allo zucchero raffinato.
Il miele è un ottimo sostitutivo dello zucchero, anzi è consigliato con tisane, the e camomilla. Nelle bevande o sul pane è un ottimo energetico naturale.

Zucchero di canna integrale

Lo zucchero di canna integrale contiene molto meno saccarosio dello zucchero raffinato (intorno al 99,9 %) ed allo zucchero di canna raffinato (99,2 %). Contiene infatti circa l' 80% di saccarosio, circa 7% di glucosio e 7% di fruttosio, alcuni sali minerali in quantità e vitamine. Ha un sapore dolce e forte, con un retrogusto piacevole di liquirizia. Si presenta non cristallino ma come una pasta dalla consistenza morbida ed umida.

Fruttosio (o levulosio)

E’ lo zucchero della frutta, spesso presente nelle bevande.
Presenta un basso potere cariogeno, ossia non favorisce l'insorgenza di carie dentali. Fornisce circa 20 calorie in un cucchiaino. Ha un potere di dolcificare 1,5 volte superiore a quello dello zucchero. L’assunzione di fruttosio non influisce sui valori dell’insulina se non supera la quantità di 40 grammi al giorno. Altrimenti viene trasformato in glucosio, per cui può contribuire a far aumentare i livelli di glicemia nel sangue. Per questo motivo, specie le persone diabetiche non devono oltrepassare questa dose massima giornaliera. In questo calcolo va tenuta presente non solo la quantità di fruttosio che si aggiunge agli alimenti o alle bevande, ma anche la quota già presente nei cibi specifici per diabetici, spesso molto elevata o in altri che si acquistano già pronti. Spesso sono ricchi di fruttosio anche i succhi di frutta. In quantità elevate questo ingrediente può causare diarrea, dolori addominali e flatulenza. Trattandosi di una sostanza naturale, è perfettamente innocua (motivo per cui non è stata stabilita la DGA, ossia la dose giornaliera garantita), ma deve essere usato con precauzione nelle persone con alterata funzione renale e gravi disturbi al fegato.

NB
Miele, fruttosio o melassa sono da utilizzare con parsimonia in quanto alla lunga pesanti per il pancreas, organo assai delicato, responsabile di importantissime funzioni metaboliche.


lunedì 7 maggio 2012

INTOLLERANZE ALIMENTARI


“Noi siamo ciò che mangiamo”

Il cibo è la nostra fonte di energia e nutrimento per il benessere fisico e per il mantenimento fisiologico funzionale di organi e apparati.
Spesso uno scorretto o inadeguato apporto alimentare è l’origine di disturbi fisici: stanchezza, gonfiore, mal di testa, sfoghi cutanei..... sono alcuni dei disagi che possono essere indice di intolleranze alimentare.






Intolleranza alimentare ed allergia sono due cose differenti!!!!

Le allergie sono fenomeni immunitari che compaiono in un brevissimo tempo dall’assunzione di un cibo particolare mentre, le intolleranze, dipendono da un progressivo accumulo di sostanze infiammatorie (tossine) nel nostro organismo ed hanno un tempo di reazione più lungo.


Per le intolleranze esiste, infatti, un “livello soglia” superato il quale si manifesta il disturbo fisico.




Una dieta monotona e ripetitiva predispone più facilmente a un’intolleranza
Assumere tendenzialmente cibi raffinati, prodotti conservati o precotti costituisce nel tempo un’aumento del tasso tossinico introdotto nel corpo. Un’altra delle motivazioni è la diversa funzionalità e costituzione della persona a determinare lo squilibrio, ulteriormente aggravato da una scelta poco idonea del tipo di alimento.
Il test delle intolleranze alimentari è indolore e non invasivo.
La seduta si svolge in un ora e trenta circa.
Al termine del test è possibile definire una strategia di comportamento nutrizionale con lo scopo di superare o evitare le intolleranze e i suoi effetti.
Viene rilasciato il risultato del test.

info prenotazione 
maravb71gmail.com
347 5082342

martedì 1 maggio 2012

SCATOLE IN LEGNO PER TEST

 Versione 2016 con gancio chiusura a pressione
2012
Scatole in legno per condurre l'esame da Naturopata
o per testare le Intolleranze alimentari metodo kinesiologico SIMO

Costruite con metodo artigianale, la struttura è composta da una base con sponde laterali su cui è applicato un livello con dei fori dove inserire le fialette. 

Il Kit esame Naturopata prevede 200 fori pari a 200 fialette test.
Il Kit per testare le intolleranze alimentari prevede 250 fori. (foto in basso)


La scatola è completa di coperchio con ganci per chiudere in modo da permettere un trasporto sicuro e protetto dalla polvere.
Le scatole in legno si possono avere sia neutre con una mano di vernice all'acqua protettiva oppure trattatata con colori acrilici. 
2016 versione colore con gancio a pressione

Il lavoro viene ultimato con una vernice protettiva per legno.
info&prenotazioni Mara 347.5082342

AURICOLOTERAPIA un valido supporto terapeutico

L'auricoloterapia è un metodo che consiste nell'eccitare determinati punti dell'orecchio tramite stimolazioni (massaggi, semi di vaccaria o magnetici).

L'obiettivo è di ottenere un miglioramento dei dolori o la correzione di disturbi funzionali o organici.
L'auricoloterapia ha una origine antichissima, in un testo classico cinese di oltre duemila anni fa "Neji
Jing" si parla del rapporto fra orecchio ed organi interni.

Negli anni cinquanta viene introdotta in Occidente dal francese Nogier che elaborò una mappa topografica delle zone riflesse sull'orecchio.
L'orecchio è collegato al cervello tramite una rete di molteplici innervazioni; ogni punto del padiglione forma un minuscolo complesso neurovascolare, attraverso il quale avviene un continuo scambio di informazioni tra orecchio, cervello e organi.


La mappa dell'orecchio ha l’immagine di un feto capovolto in posizione raccolta.

Sondando il padiglione con un cercapunti, se questi sono dolorosi alla pressione questo indica uno squilibrio degli organi corrispondenti.

L'auricoloterapia è efficace in caso di:

- dolori articolari, lombari, cervicali, dorsali

- nelle patologie dolorose acute come strappi muscolari, sciatica, coliche epatiche e renali, cefalea, traumi.

Viene applicata anche per curare disturbi mestruali, digestivi, insonnia, problemi dermatologici, stati di ansia e stress. Una nota applicazione dell'auricoloterapia è conosciuta come la "cura antifumo", che se correttamente eseguita può vantare una buona percentuale di successi.

L'auricoloterapia è controindicata in caso di:  
- patologie infiammatorie dell'orecchio e infezioni in corso
- sconsigliata durante la gravidanza 
- se il soggetto da trattare fa uso di psicofarmaci

lunedì 2 aprile 2012

Riflessologia plantare in gravidanza

La gravidanza è una fase della vita che va preparata prima, durante e dopo.

In questo periodo nel corpo un susseguirsi di modificazioni fisiche, biochimiche e psicologiche variano l’assetto iniziale.
Mantere il corpo in equilibrio dinamico nel susseguirsi delle tempeste ormonali e processi biochimici in atto, è fondamentale, per vivere la gestazione nel migliore dei modi. Un corpo in forma ove la funzionalità degli organi è ottimale permette, di instaurare un migliore legame con il futuro nato, recuperando in breve tempo dopo il parto.

La reflessologia plantare è un trattamento molto efficace e non invasivo, che si dimostra estremamente utile nel delicato periodo della gestazione. 
Lavorando sui punti ortosimpatici del piede è possibile tonificare e riequilibra l’organismo della madre, migliorando anche l'aspetto psicologico.
Lo stress (la nostra capacità di adattamento) che ne deriva dalla “nuova” condizione si può modulare, grazie a questo tipo trattamento, inducendo un benefico rilassamento generale.

La digitopressione favorisce la circolazione sanguigna, venosa e linfatica.

In questo modo si riattiva e migliora la qualità di ossigenazione dei tessuti contribuendo ad espellere più facilmente le tossine.

In gravidanza, un trattamento riflessologico ben condotto contrasta efficacemente sciatalgie e lombalgie dovute alla temporanea iperlordosi della colonna vertebrale.

Aiuta inoltre a riequilibrare una corretta postura, sostenendo il tono della muscolatura, fondamentale per il parto e nel periodo a esso successivo.

Armonizza infine la funzionalità intestinale, contrastando i fastidi e la “‘pigrizia” che interessano tante mamme in attesa.

Lo stato di benessere che la reflessologia restituisce alla mamma si estende anche al bambino.

In gravidanza la riflessologia può essere utilizzata i seguenti disturbi cronici:

congestione degli arti inferiori; sciatalgia; cistite e/o infiammazioni in genere; respirazione e circolazione; comparsa prematura delle contrazioni.

Inoltre, l’utilizzo del massaggio plantare può essere di grande ausilio in caso di:

eccesso di contrazioni; spasmo vescicale nel post-partum; difficoltà nell’allattamento.


NB come precauzione, si consiglia di evitare la riflessologia nei primi tre mesi di gravidanza (salvo diverso parere del medico) o in caso di gravidanza a rischio.