Quanto siamo affezionati al
nostro malessere?
In
che modo possiamo re-agire di fronte a un problema?
Possiamo
trovare chi lo affronta cercando di individuare le cause per poi muoversi
operando una valutazione dei pro e dei contro.
Chi
evita il problema procrastinando ogni decisione.
Chi
sottovaluta la cosa per inesperienza o chi sceglie di imparare a convivere con
esso.
Come
mai quando acquistiamo una vettura ci preoccupiamo di fare il tagliando con
costanza, mentre al benessere del corpo ci pensiamo solo quando stiamo male? Come
mai è più importante andare dal parrucchiere o in palestra per apparire bene,
mentre si accetta come normale avere i dolori alla schiena, il mal di stomaco,
di testa o quant'altro?
Se
lavorare ci permette di vivere una vita dignitosa, di avere un posto caldo dove
abitare, di nutrirci per acquisire una certa stabilità; allo stesso modo
abitare un corpo in salute ci permette di vivere con qualità, di essere sereni
e di godere di tutte le possibilità che la vita può offrirci. Quando stiamo
male non abbiamo voglia di sorridere, di andare a quella gita o di partecipare
a quell'evento mondano e neppure di occuparci della nostra casa e delle persone
che amiamo ma, soprattutto perdiamo la voglia di accudire noi stessi! In linea
generale, siamo a conoscenza del fatto che il nostro corpo possiede una sua
costituzione di base che lo predispone, oppure no, ad avere sensibilità per
alcune patologie. Il termine ereditarietà di cui spesso si sente parlare, è una
delle spiegazioni che ci viene fornita quando siamo soggetti a un qualcosa che,
anche con gli esami più approfonditi, non si è stati in grado di decifrare. Quanto
è importante cercare una spiegazione razionale al nostro malessere se poi non
facciamo nulla per lavorare sulle cause. Quanto conta dare un nome a una
malattia, se non andiamo alla ricerca delle possibilità per stare meglio.
Se
veniamo indotti ad acquisire l’informazione che la predisposizione può essere
ereditata a livello genetico, è altrettanto importante considerare che per
attecchire, la malattia deve trovare un terreno fertile. Un terreno fertile
corrisponde a uno stile di vita inadeguato che, nel tempo, può indurre una
persona ad ammalarsi. Un dubbio che sorge spontaneo è come mai solo alcuni
soggetti manifestano familiarità con una patologia mentre ad altri,
appartenenti allo stesso nucleo familiare, nel corso della loro vita questo non
accade.
Secondo
la Medicina cinese l'energia vitale innata o Yuan Qi, ci permette di avere un
potenziale che unito all'energia difensiva Wei Qi, contribuisce a contrastare i
patogeni e di adattarci alle variazioni climatiche. Se il corpo è in energia si
crea una barriera difficile da valicare mentre, se ci sono dispersioni di Qi
siamo più vulnerabili e di conseguenza, inclini alla malattia. Stiamo parlando
di equilibrio (energia corretta – Zheng Qi) e di squilibrio (energia scorretta
– Sindromi da deficit), due aspetti opposti ma complementari del concetto di
salute. In condizioni di equilibrio la funzionalità degli organi e degli
apparati è bilanciata dalla capacità innata del corpo di adattarsi, denominata
“omeostasi”. Questo equilibrio non è statico ma, in costante movimento come
l’energia, il Qi. Quando ci troviamo in presenza di squilibrio questo indica
che la nostra energia vitale e di conseguenza il sistema immunitario, non sono
stati in grado di contrastare il patogeno o l'evento climatico freddo, caldo,
umido, secco o ventoso. Nonostante il raffreddore ad esempio si manifesta con
sintomi a noi tutti conosciuti, la sua origine ha motivazioni, decorso e cause
differenti. Anche se il termine raffreddore si associa all'immagine di un naso
colante o con difficoltà a respirare (Zong Qi - energia pettorale), al mal di
testa o di gola e alla debolezza generale, queste sue varianti si combinano
sempre in modi differenti. Ogni individuo mette in atto il processo di
guarigione secondo la propria natura e capacità individuale, secondo il proprio
ritmo con il contributo anche della propria forma-pensiero. Le re-azioni al
problema, come dicevamo all’inizio, possono essere molteplici: quella di
sperare che passi da solo senza fare nulla, di decidere di abusare di farmaci
perché "non ci si può
permettere di stare a casa" o di chi sceglie di prendersi il tempo
necessario perchè il raffreddore svolga il suo decorso, magari aiutandosi con i
mezzi che la medicina integrata mette a disposizione. Fare prevenzione è la
parola chiave per chi sceglie di vivere una vita piena, alleggerita da eccessi
o da sovraccarichi di tossine. Con il termine prevenzione, non si intende fare
una puntura anti-influenzale e neppure limitarsi a degli esami periodici o
prepararsi, solo all'occorrenza, una spremuta d'arancia ma, è scegliere di
mettere il proprio corpo nella condizione di acquisire la forza per affrontare con
una maggiore capacità di adattamento le alterazioni funzionali del corpo che
possono accadere nel corso della vita. Una preven-azione ha come obiettivo il
mantenimento dell’equilibrio dell'omeostasi del corpo necessario per vivere in
armonia con gli eventi esterni ma, anche e soprattutto con quelli interni. Tendenzialmente
ci occupiamo del benessere del corpo solo quando siamo afflitti da qualcosa.
Orientativamente ci affidiamo al tempo perché i sintomi perdano di intensità o,
come naturalmente accade, che si spostino altrove perché c'è in ogni caso
l'esigenza, da parte dell'organismo, di eliminare la tossicità; troppo spesso
utilizziamo i medicinali in eccesso per togliere ciò che ci crea fastidio.
Il dolore, la febbre, il malessere….sono solo da considerare come un fastidio o
è semplicemente il nostro corpo che cerca di inviarci dei segnali per
informarci che qualcosa non va. Con la ripresa della filosofia olistica che si
rifà ai concetti ad esempio di Sebastian Kneipp nei primi del 900 ma anche
prima, abbiamo riconsiderato l'uomo come unità indissolubile di anima e corpo.
Secondo il pensiero di Kneipp per migliorare la resistenza dell'organismo e la
capacità di adattamento alle differenti esigenze della vita è necessario cercare
l'armonizzazione di tutte le funzioni fisiche, intellettuali e spirituali.
Partendo da questa idea, appare più chiaro che il sintomo che il corpo
nella sua unità manifesta è un modo per comunicare che uno squilibrio è in atto
e che i suoi messaggi sono sempre veritieri. Questa affermazione ci stimola a
riflettere sull'importanza dell'ascolto di noi stessi, a smettere di
sottovalutare o ancor peggio, eliminare quest'importante canale di
comunicazione, evitando così di creare un terreno con la tendenza alla
cronicizzazione. Una disfunzione curata con i giusti tempi, troverebbe una
soluzione adeguata senza conseguenze negative. Quando parliamo di ricaduta
significa che in realtà, il corpo non è stato sanato come necessario e che il
problema è ancora presente nell'organismo. Ne consegue uno spiacevole risvolto
di questo scompenso non considerato che ci ha fatto perdere energia vitale
senza alcuna utilità. Se l'uso di antibiotici toglie da un lato i sintomi,
come tutti noi sappiamo, al contempo intossica l'intero sistema inibendo
inoltre la risposta immunitaria che l'essere umano usa come scudo per reagire.
La febbre è uno tra gli strumenti che il corpo utilizza per portare fuori
l'infiammazione, di conseguenza il suo abbassamento forzato blocca il processo
naturale che invece andrebbe modulato evitando così l'indebolimento
dell'intero organismo. L'intestino è bersaglio costante degli effetti
collaterali di antibiotici, di antinfiammatori e di alimentazioni errate che
agiscono sulla nostra flora simbionte fino a renderla inattiva. Il corpo è
energia in parte densa e in parte rarefatta, ha un suo ritmo come il cuore, il
respiro e il flusso del sangue; tutto dentro e fuori a noi esiste
secondo un ritmo come il giorno che subentra alla notte. L'uomo è parte di
questo contesto. La perdita di ogni ritmo origina squilibrio e se protratto
troppo a lungo nel tempo causa la privazione della salute. Quando tutto scorre
secondo un ritmo equilibrato e armonico, quando tutto fluisce tra le parti del
corpo e quelle della nostra mente, siamo in salute e non abbiamo bisogno
di manifestare alcuna malattia.